L’economia del cuneese e delle vallate che circondano la città, fu, per molto tempo, povera e non esente dalle temute carestie. Già dal 700, era invalsa la coltivazione delle patate per arginare i momenti di crisi ma in Piemonte questa coltura faticava a prendere piede. La svolta avvenne, a inizio Ottocento, grazie ad un giovane avvocato cuneese che non esercitò mai la professione forense, ma si dedicò all’agronomia. Costui si chiamava Vincenzo Virginio (Cuneo, 1752 – Torino, 1830), personaggio a cui sono dedicati la piazza accanto al museo civico cittadino e l’Istituto agrario.

Per diffondere il consumo delle patate, popolarmente chiamate “radici del diavolo”, Vincenzo cominciò a regalare i tuberi alle dame della nobiltà torinese, le pose in scatole eleganti, e a partire da novembre del 1803 iniziò anche a farne omaggio nei mercati di Torino, Susa, Savigliano e Cuneo, insegnando alle massaie i metodi di cottura. La cittadinanza, grata per il servizio reso nella lotta alla fame e alla malnutrizione, lo ricorda nella piazza storpiata dai più in “Virgilio”.

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