Leggenda vuole che, un giorno di secoli fa, un cacciatore sparò per sbaglio ad un pilone votivo che raffigurava la Madonna col Bambino e, a seguito dello sparo, sgorgano gocce di sangue.

Da qui presto scaturì una forte devozione popolare, tanto che iniziarono a fine Cinquecento i primi pellegrinaggi provenienti da zone vicine.

Nacquero, in seguito, una prima cappella e ,anni dopo, una chiesa a tre navate contenente la cappella che a sua volta racchiudeva il pilone. I pellegrinaggi non accennavano però a cessare, anzi: i fedeli provenivano ormai da Francia, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Le folle che si radunavano innanzi al pilone spinsero alla costruzione di una chiesa più ampia

Nel 1596 furono presentati al duca Carlo Emanuele I di Savoia alcuni progetti, ma il vincitore risultò quello di Ercole Negro di Sanfront che prevedeva una chiesa a pianta ellittica con sedici cappelle. La realizzazione del progetto fu affidata a Ascanio Vitozzi che mantenne l’idea della pianta ellittica, ma ridusse le cappelle a quattro. La realizzazione, tuttavia, si arrestò alla morte del suo progettista e lasciò la costruzione a dodici metri dal suolo, ovvero all’altezza della cornice su cui doveva poggiare il tamburo della cupola. I lavori per la sua ultimazione ripresero, spediti, dopo il 1682 (data di conclusione della prima guerra del sale) e portarono alla titolazione del santuario alla “Regina Montis Regalis”. I lavori furono condotti da Francesco Gallo tra il 1728 e il 1732. Francesco Gallo, con la consulenza di Filippo Juvarra, riuscì a ovviare alle difficoltà della costruzione della cupola e della sua sicurezza statica, costruendo un’enorme impalcatura o centina chiamata allora “ponte reale” che permettesse lo svolgimento dell’opera.

La centina si rivelerà una soluzione ottimale, tanto che non venne interamente smontata, ma sarà riutilizzata dagli artisti che realizzeranno la decorazione pittorica: Mattia Bortoloni e Felicino Biella. I due su ben 6032 metri quadrati narrano la storia della salvezza contemplata in Maria.

A nulla varranno però, le parole, se non vi recherete almeno una volta a contemplare di persona questa meravigliosa opera: ne resterete sicuramente affascinati! Se poi voleste ”toccare con mano” questa meraviglia, sappiate che è possibile, nella bella stagione, effettuare la salita alla cupola!

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

https://www.santuariodivicoforte.it/

https://kalata.it/esperienza/santuario-di-vicoforte-magnificat-cupola-ellittica/

Tesori del Piemonte – Mondovì, guida ritratto della città, a cura di Gianluca Cuniberti, Editris, 2002

Francesco Gallo (1672-1750)  un ingegnere tra stato e provincia, Celid, 2000